1976 - 2016, 40 anni dopo il terremoto del Friuli
Fermi e forti i ricordi dei radianti triestini...
i3TRK Silvio, oggi IV3TRK aprile 2016
maggio ‘76 - Ricordi -
Dopo
40
anni…
ho
dovuto
verificato
le
mie
date...
in
effetti
ero
imbarcato
a
maggio 1976.
Poi
sono
rientrato
e
successivamente
reimbarcato
nuovamente.
Nel
periodo
intermedio
ho
fatto
l'attività
radio
per
i
soccorsi,
poi
riportata
da
Radio
Rivista, come indicato nel certificato rilasciato dall’ARRL nel
1977.
Clicca sull’immagine qui a fianco
per ingrandire.
i3LNQ Luigi, oggi IV3LNQ aprile 2016
6 Maggio 1976 - Ricordi -
40
anni
sono
passati
da
quel
6
maggio
1976
che
nel
Friuli
alle
21.00
una
scossa
di
terremoto
di
magnitudo
6.4
colpiva
una
vasta
zona
del
Friuli
centrale,
l’
”orcolat”
si
era svegliato.
A
Trieste
la
scossa
si
è
sentita
molto
forte
e
metà
della
popolazione
è
scesa
in
strada.
Dopo
aver
accompagnato
mia
moglie
e
mia
figlia
in
strada
in
luogo
aperto
sono
rientrato
e
ho
acceso
le
apparecchiature
radio
mettendomi
in
ascolto
sulle
varie
frequenze
per
capire
dove
fosse
l’epicentro.
Mi
fermo
sull’R6
dove
ascolto
Om
che
fanno
l’appello
per
avere
notizie,
dopo
un
paio
di
minuti
capisco
che
il
terremoto
ha
colpito
le
zone
di
Buia,
Majano,
Colloredo,
Gemona,
Venzone….
Sento
voci
rotte
dal
pianto
di
i3CQX,
i3SQJ,
i3AOS
e
altri
che
descrivono
cosa
succede
per
strada,
nel
proprio
paese,
nella
propria
casa.
Nei
primi
momenti
c’è
confusione
in
radio,
tutti
chiamano,
tutti
vogliono
sapere,
tutti
vogliono
dare
una
mano,
poi
pian
piano
la
maglia
si
compone
viene
presa
da
i3BLQ
che
comincia
a
fissare
le
priorità.
Nel
frattempo
le
notizie
si
estendono,
Osoppo,
Tricesimo,
condomini
crollati,
la
caserma
Goi
di
Gemona,
la
caserma
Cantore
di
Tolmezzo,
l'ospedale
di
Tolmezzo
è
lesionato,
è
inagibile
il
sesto
piano.
Tra
San
Daniele
del
Friuli
e
Maiano
sono
crollati
un
centinaio
di
edifici,
tra
questi,
tre
condomini
di
sette
e
otto
piani.
A
Rivoli,
una
frazione
di
Osoppo,
degli
operai
che
stavano
lavorando
nel
turno
serale
alla
fonderia,
sono
rimasti
sotto
le
macerie.
Da
Moggio
Udinese
notizie
frammentarie.
Centinaia di case distrutte.
Dopo
alcuni
giorni
durante
i
quali
molti
radioamatori
si
recavano
allo
sbaraglio
in
zona
terremotata,
all’epoca
non
esisteva
la
protezione
civile,
e
la
mancanza
di
coordinamento si faceva sentire.
La
sezione
A.R.I.
di
Trieste
veniva
contattata
da
i3AGV
ing.
Belluzzi
del
circostel
di
Trieste
se
l’ARI
Trieste
poteva
attivare
una
rete
radio
di
emergenza
per
coadiuvare
un
servizio
telegrafico.
Veniva
così
installata
presso
la
stazione
costiera
(IQX)
a
Conconello
(TS)
una
stazione HF in onde corte e una vhf per traffico locale.
Veniva
stabilito
un
contatto
con
un
radioamatore
a
Moggio
Udinese
i3HPH
di
Verona
il
quale
essendo
in
zona
comunicava
che
tutto
il
circondario
era
isolato
dalle
comunicazioni.
Il
giorno
11
maggio
venivamo
contattati
io
e
Salvatore
DYS
se
potevamo
dare
il
cambio
a
i3HPH,
dopo
aver
preparato
le
nostre
cose
siamo
partiti,
arrivati
a
Udine
ci
hanno
fermato
perché
potevano
transitare
solo
i
mezzi
di
soccorso
e
di
rifornimento.
Dopo
aver
spiegato
alle
forze
dell’ordine
che
eravamo
radioamatori
e
che
dovevamo
dare
il
cambio
a
un
nostro
collega
a
Moggio
ci
hanno
autorizzato
a
passare.
Piccola
nota,
nel
frattempo
si
è
unito
a
noi
un
noto
giornalista
RAI,
che
non
veniva
lasciato
transitare
in
zona
vista
la
precaria
situazione
stradale,
lo
abbiamo
portato
con
noi
fino
a
Moggio,
ma
questa è un’altra storia.
Arrivati
a
Moggio
con
un
po’
di
peripezie
raggiungiamo
il
campo
di
calcio
dove
era
stata
installata
la
tendopoli,
raggiungendo
la
tenda
dove
troviamo
Angelo
i3HPH
con
il
quale
dopo
i
primi
convenevoli
ci
ha
spiegato
come
avveniva
il
traffico
radio
e
le
procedure
di
trasmissione.
In
pratica
dovevamo
inoltrare
“messaggi-telegrammi”
ai
nostri
colleghi
radioamatori
a
Trieste
che
a
sua
volta
li
passavano
agli
impiegati
postali,
e
da
questi
inoltrati
via
servizio telex ai destinatari sparsi in tutto il mondo.
Dopo
aver
salutato
Angelo
ci
siamo
sistemati
nella
tenda
che
a
questo
punto
faceva
da
ufficio
postale.
All’interno
c’erano
tanti
pacchi
di
riviste,
che
non
so
come
e
cosa
ci
facessero
li,
le
abbiamo
sistemate
in
modo
da
poterle
usare
come
giaciglio,
isolandoci
dal
terreno
e
dalla
pioggia,
per
riposarsi
nell’avvicendamento
dei
turni
alla
radio.
Nel
frattempo
ci
ha
raggiunto
Ervino
i3GOW
e
così
eravamo
al
completo.
Installata
la
radio
uno
yaesu
ft-
250,
antenna
un
dipolo
40-80
installato
tra
i
2
pali
di
illuminazione
del
campo
e
energia
elettrica
fornita
da
un
generatore dell’esercito che serviva tutta la tendopoli.
Presso
la
stazione
costiera
erano
operativi
i
soci
ARI
Trieste
i3PKZ-i3AQU-iW3QA-i3STN-i3WTG-i3UBD-i3TCQ
e
altri
che
non
ricordo.
All’epoca
avevamo
tutti
nel
triveneto il prefisso i3.
Inizia
così
la
nostra
attività,
una
fila
fuori
dalla
tenda,
tutte
persone
anziane,
i
pochi
giovani
rimasti
sono
in
paese
a
dare
una
mano
in
mezzo
alle
macerie,
gli
altri
invece
sono
sparsi
per
il
mondo,
emigrati
anni
fa
a
cercare
una
condizione
migliore.
Vedere
mani
tremanti
che
ti
porgono
una
lettera
piegata
con
cura,
altra
sporca
di
calcinacci
recuperata
tra
le
mura
cadute
della
loro
casa,
dove
leggere
l’indirizzo
dove
inoltrare
il
telegramma….
Argentina,
Brasile,
Stati
Uniti,
Canada,
Australia,
Belgio,
Francia…
leggere
con
fatica
gli
indirizzi
scritti
con
calligrafia
incerta,
chiedere
conferma
di
aver
letto
bene
e
poi
scrivere
il
testo,
testo
che
nel
corso
dei
giorni
era
diventato
un
triste
ritornello
“
Caro
xxyy
noi
stiamo
bene,
casa
distrutta.
Saluti
da
mamma
e
papà
“.
Venivamo
aiutati
da
una
signora
che
se
non
ricordo
male
era
la
responsabile
dell’ufficio
postale
di
Moggio,
a
teneva
in
ordine
la
modulistica
dei
messaggi
trasmessi
e
ricevuti.
Non
dimentico
la
signora
che
2
volte
al
giorno
ci
portava
il
caffè
corretto
e
non
smetteva
di
ringraziarci
e
chi
tra
i
resti
della
sua
casa
ha
trovato
una
bottiglia
di
vino
e
ce
la
portata.
Durante
il
giorno
ci
raccontavano
di
persone
anziane,
contadini
che
abitavano
sui
monti
in
casolari
sperduti
e
isolati
che
non
volevano
scendere
a
valle
per
non
lasciare
gli
animali
abbandonati a loro stessi, li sentivano loro.
Non
dimentico
le
scosse
di
assestamento
con
il
loro
rumore
cupo
che
ci
svegliavano
nella
notte,
le
sentivo
dentro anche dopo anni.
Nel
frattempo
la
Telecom
ripristinava
le
linee
telefoniche
e
pian
piano
il
nostro
servizio
andava
calando,
cosi
dopo
5
giorni
e
aver
salutato
tutti
siamo
rientrati
a
Trieste
con
nel
cuore
gli
occhi
di
tanta
gente
che
i
fatti
lo
dimostrano, non ha mollato mai.
Questa
esperienza
mi
ha
aiutato
ad
affrontare
altre
emergenze
nel
passare
degli
anni
sempre
come
volontario
dell’ARI-RE
Trieste
nelle
emergenze
che
purtroppo
si
sono succedute nel corso degli anni.
40 anni sono passati….. 40 che non dimentico.
Luigi iv3lnq ARI sezione di Trieste
... uno dei tanti.
Clicca sull’immagine qui sopra per ingrandire
Certificato ARRL di i3LNQ
iW3QA Claudio, oggi IV3AJZ aprile 2016
6 Maggio 1976 - Ricordi -
Avevo
informato
il
presidente
della
sezione
di
Trieste
i3PKZ Ruggero dei miei impegni mondani… visite ad
amici
e
anche
se
ero
in
buona
compagnia,
i3GWV
Milvia
e
iW3QB
Claudio
ma
quel
giovedì
siamo
a
cena
da
amici
in
via
Coroneo,
in
5
piano
di
fronte
alle
carceri,
sulla
tavola
una
bella
pentola
di
olio
bollente
per
la
grigliata
bourguignonne.
Alle
21
inizia
la
prima
prova
di
collegamento
VHF
regionale!
Alle
21.06
è
iniziato
il
balletto,
secondi
che
non
finivano
mai,…
con
il
panico
in
casa….
ed
il
rumore
delle
foglie
degli alberi ad accompagnarlo.
Poi
sono
riuscito
a
sbloccare
il
telefono
per
avere
notizie
confortanti dalle nostre famiglie…
Poi
ho
chiamato
i3PKZ
per
avere
informazioni,
con
la
promessa
di
sentirci
più
tardi…
o
in
sede
il
giorno
successivo.
Verso
le
23
mi
sono
recato
presso
il
Comando
Truppe
dove
ho
incontrato
Umberto
IV3UBD
per
avere
informazioni sulle operazioni predisposte nella nottata.
Il
10
ero
a
Udine
e
poi
smistato
ad
Artegna
per
traffico
come
stazione
portatile
di
collegamento
con
Gemona
fino
al
12,
quindi
ad
IQX
per
il
traffico
postale
con
Moggio
e
Gemona
fino
al
termine
delle
operazioni
radioamatori-
Poste
Ricordi… tanti…
Claudio IV3AJZ
...i ricordi di oggi!
i3RSY Fulvio, oggi IV3AOL aprile 2016
6 Maggio 1976 - Ricordi -
Quel
6
maggio,
rientrato
a
casa
dopo
la
forte
scossa
mi
metto
subito
in
ascolto
sui
ponti
radio
in
VHF
per
cercare
di
capire
quale
fosse
l’epicentro
del
sisma.
Pochi
minuti
sono
sufficienti
per
capire
che
la
zona
più
colpita
è
il
Friuli,
viste
le
testimonianze
che
provengono
da
quell’area.
Le
prime
notizie
trasmesse
dai
mezzi
pubblici
d’informazione
(radio
e
TV)
non
potevano
certo
dare
un
quadro
preciso
dell’accaduto,
ma
quello
che
sentivo
sul
mio
apparato
-
in
diretta
–attraverso
il
ponteripetitoreR6,
con
le
vive
testimonianze
di
i3CQX
e
di
i3SAX,cominciavano
pian
piano
a
delineare
una
situazione
che
assumeva
i
contorni
di
una
vera
e
propria
tragedia.
Poi
le
conferme,
morti,
feriti,
persone
ancora
vive
sotto
le
macerie
e
il
fastidio
per
quel
commento
più
che
inopportuno
udito
in
un
notiziario
RAI
in
cui
si
“smentivano
le
voci
allarmistiche
diffuse
tramite
i
radioamatori
e
le
radio
private”.
Nella
notte
Claudio
Urti
(i3URT)
e
Romano
Sacchetti
(i3SDC),
dipendenti
della
Polizia
di
Stato,
contattano
la
Prefettura
offrendo
la
disponibilità
di
uomini
e
mezzi
per
garantire
un
servizio
di
telecomunicazioni
con
le
zone
colpite,
ma
l’offerta
venne
respinta
perché
“non
ritenuta
necessaria”.
Un’analoga
risposta
viene
data
dal
Distretto
Militare
con
le
stesse
motivazioni.
Una
maggiore
attenzione
alle
informazioni
di
prima
mano
fornite
dai
radioamatori
è
prestata
invece
dal
comparto
sanitario
cittadino
che,
messo
al
corrente
della
gravità
della
situazione, si attiva per essere pronto all’emergenza.
Solo
all’alba
la
devastazione
prodotta
da
sisma
assume
le
sue
reali
proporzioni.
Dopo
una
giornata
di
ascolto
alla
radio,
in
silenzio
per
non
intralciare
le
operazioni
di
soccorso
e
consapevole
ormai
che
erano
proprio
le
comunicazioni,
il
vero
anello
debole
dei
soccorsi,
decido
in
serata,
con
Claudio
Vascotto
(i3VSC)
ed
Elio
Fior
(i3FBS)
di
partire
per
il
Friuli.
Certo
la
decisione
fu
forse
affrettata,
ma
la
sensazione
di
stare
con
le
mani
in
mano
con
tutto
quello
che
stava
succedendo
era
divenuta
insopportabile.
In
Friuli
ci
coglie
la
notte,
così
buia
da
creare
angoscia
e
un
silenzio
irreale
tra
la
polvere
diffusa
ancora
nell’aria,
poi
delle
luci:
una
fila
di
camion
militari
fermi
a
bordo
strada
e
la
conferma
alle
nostre
preoccupazioni.
Sono
in
contatto
radio
con
Roma,
ma
a
quell’ora,
sulla
frequenza
che
utilizzano
(l’unica
disponibile
sulla
vetusta
apparecchiatura
militare)
non
sono
in
grado
di
comunicare
con
Udine
per
ricevere
istruzioni
sul
modo
di
raggiungere
la
località
di
destinazione.
Stupefatti
assistono
alla
dimostrazione
di
efficienza
delle
nostre
“piccole
radio”
che
ci
consentono
(in
collegamento
costante
con
la
Prefettura
di
Udine),
la
scelta
di
percorsi
alternativi
per
evitare
i
centri
abitati
con
le
murature
pericolanti
e
un
preciso
arrivo
a
destinazione.
Sbrigato
un
po’
di
traffico
tra
Artegna
e
Buia
ci
accampiamo
presso
il
centro
sportivo
di
quest’ultima località.
Sabato
8
decidiamo
di
rientrare
a
Trieste,
dove
Giorgio
Giro
(i3BMV)
sta
organizzando
un
servizio
di
collegamento
tra
l’Ospedale
infantile
Burlo
Garofolo
e
l’equipe
medica
che
opera
a
Gemona.È
allestita
a
questo
scopo
in
ospedale
una
postazione
HF
per
la
rete
CER
in
80
metri
e
tre
stazioni
VHF
per
operare
sui
ponti.
Dalla
fitta
serie
di
messaggi,
inviati
e
ricevuti,
appare
ormai
evidente
che
sono
proprio
Gemona
e
i
suoi
centri
minori,
le
località
in
cui
il
nostro
servizio
è
ancora
necessario
e
quindi,
su
richiesta
dello
stesso
Centro
di
Coordinamento
di
Gemona,
decido
con
Elio
Fior
(i3FBS)
di
ripartire per quella destinazione.
Martedì
11,
dopo
un
viaggio
in
treno
e
a
piedi,
raggiungiamo
il
Centro
Medico
che
diverrà
poi
il
Centro
Operativo
Sanitario
di
Gemona
e
ci
mettiamo
a
disposizione.
Dieci
intense
giornate
trascorse
per
lo
più
alla
radio,
ma
anche
per
soddisfare
richieste
di
ogni
genere
provenienti
dalle
autorità
comunali
e
dal
settore
sanitario
che
in
noi
trovavano
un
vero
punto
di
riferimento.
Di
quei
giorni
ricordo
la
preoccupazione
diffusa
per
una
possibile
epidemia
di
Tifo,
cui
difficilmente
si
sarebbe
potuto
far
fronte
in
quelle
condizioni;
le
voci
su
un
possibile
caso
di
Rabbia
canina
che
consigliava
l’eliminazione
preventiva
e
sistematica
di
tutti
gli
animali
presenti
sul
territorio:
provvedimento
per
fortuna
attuato
solo
in
parte
e
le
convulse
operazioni
che
dovevano
portare
allo
sgombero
forzato
degli
abitanti
delle
frazioni
isolate
a
seguito
dell’incombente
pericolo
di
frane
dovute
al
maltempo,
anch’esso
poi
rientrato.
Maltempo
che
si
accanisce
sulla
tendopoli
nella
notte
di
giovedì
13,
con
un
allagamento
completo
dell’area.
Un
brusco
risveglio
mi
coglie
mentre
sto
letteralmente
“navigando”
col
materassino
gonfiabile
all’interno
della
tenda,
mentre
un
forte
vento
con
raffiche
a
90
km/h
sta
mettendo
a
dura
prova
le
strutture.
Quando
l’emergenza
sulle
persone,
seppelliti
i
morti
e
risolti
i
casi
più
urgenti,
si
va
attenuando,
si
comincia
a
volgere
lo
sguardo
al
patrimonio
culturale
e
a
quello
che
poteva
ancora
essere
messo
in
salvo.
Molto
attivo
su
questo
versante
è
don
Gelindo,
il
parroco
di
Artegna,
che
attraverso
il
nostro
servizio
coordina
il
lavoro
del
personale
specializzato,
arrivato
anche
da
Roma,
per
il
recupero
delle
opere
d’arte
sepolte
tra
le
macerie
e
lo
stacco
degli
affreschi
dai
muri
pericolanti
delle
chiese.
Giovedì
20,
con
l’istallazione
di
una
telescrivente
su
doppino
telefonico
l’emergenza
nel
settore
comunicazioni
poteva
dirsi
conclusa e la nostra presenza non più necessaria.
Fulvio Colombo (IV3AOL, all’epoca I3RSY)